«Dovresti scrivere le cose che dici!» mi sento ripetere alla fine di tante conversazioni avute sia in casa sia tra amici.
I casi sono due: o non si è capito nulla, o si è capito e non si vuole dimenticare. Preferisco credere nella seconda ipotesi.
Le conversazioni non sono isolate dal contesto nel quale avvengono. Tengono conto delle persone che vi partecipano, del rapporto che le unisce, dell’ambiente, dell’atmosfera serena o tesa che le accompagna, della storia di ognuno. Fuori da questo contesto, le parole possono assumere altri significati e spesso diventano incomprensibili. Anche un semplice racconto di un avvenimento accaduto il giorno prima o riferito alla propria giovinezza o a un tempo lontano acquista un significato diverso ogni volta che lo si racconta, e questo dipende sia dalle persone che sono presenti sia dal contesto. Bisognerebbe descrivere contemporaneamente lo stato d’animo di chi parla e di chi ascolta. Il realismo e l’oggettività del momento non possono essere colti neanche avendo in mano un registratore che riporta fedelmente ogni parola detta.
Detto ciò la cosa migliore sembra essere quella di tacere. Oppure si accetta il rischio dell’incomprensione e del fraintendimento: chi decide di parlare della propria vita e di raccontarla scrivendo, sa di correre questo rischio.
Mi sono seduto davanti al mio portatile e ho iniziato a scrivere. Impresa ardua per chi, come me, non ha dimestichezza con la scrittura. Solo un paio di lettere scritte ad amici e tante firme sulle cartoline, preparate da mia moglie, da inviare ad amici e parenti durante le nostre vacanze.
È come entrare in una dimensione dove il tutto si declina nello scorrere del tempo. Tempo che corre avanti e indietro, che si perde nei ricordi dell’infanzia e si catapulta nel presente. Un tempo unico, quello della vita, definito da tanti avvenimenti: quelli più recenti e quelli più remoti. Un insieme di colori e di luci, di chiari e di scuri, di parole e di silenzi. Una voce che ti indica il cammino e ti conduce a percorrere un terreno sconosciuto segnato da parole, virgole, punti e insidiosi paragrafi.
Questi testi narrano alcuni episodi e alcune conversazioni nei quali il passato e il presente si uniscono. Un mosaico di fatti che hanno plasmato e che accompagnano la mia persona e l’hanno fatta diventare quello che oggi è.
"I CINQUE PONTI": frammenti autobiografici con un filo conduttore che lega il primo racconto all'ultimo. Scritto nell'estate 2018.
Le "CONSIDERAZIONI" sono frutto di dialoghi avuti sia in famiglia sia con i miei amici. A tutti devo gratitudine.
I "RACCONTI " sono tratti da avvenimenti e da riflessioni.
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