CONSIDERAZIONI

E se poi venisse davvero?

Natale in casa Buzzati

24 ore per amare il prossimo *

dicembre 2019

Buzzati

  La scoperta dell’America – tanto per fare degli esempi – o la caduta dell’impero romano, che cosa volete che siano al paragone della nascita di Cristo, figlio di Dio sceso tra noi per farsi crocifiggere?
  La domanda retorica nel racconto “Lo strano fenomeno che si chiama Natale” (1954) introduce il solito tema della bontà e nel contempo dà già una bella strigliata agli uomini, che subito hanno ucciso chi era venuto a salvarli. Detto questo, comunque, in che modo solennizzano la grande ricorrenza? È sbalorditivo, ma per godere la festa delle feste non cercano gli spassi soliti: al contrario, essi scelgono proprio quello che normalmente riesce più ostico e ingrato […] – credere o non credere – diventano buoni all’improvviso. Addirittura si mettono a eseguire con entusiasmo sincerissimo il comandamento più spinoso di Nostro Signore Gesù Cristo, che è quello di amare il nostro prossimo!
  Un’ironia che diventa via via spassosa e pungente: a vederli, non si sono mai trovati così bene. Che facce liete, che sguardi benevoli, che sorrisi luminosi, che parole soavi, piene di tolleranza e comprensione. Ma allora resta aperto un grande enigma: perché buoni un solo giorno? Se l’esperimento è riuscito perché non ci danno dentro, perché non perseverano, perché non si abbandonano definitivamente, dopo averne provato le delizie, alle tentazioni del bene? (efficacissimo ossimoro).
  Nulla da fare, basta che sul calendario compaia il 26 e tutto torna normale. Come se il Natale fosse stato un sogno, o una colpa vergognosa da nascondere, o una fuggevole pazzia su cui sarebbe pericoloso insistere.
  “Signori, una proposta per lo meno ascoltatela” è il titolo ma anche l’appello che si ripete un anno dopo (1955). L’idea è geniale: riporre in armadio i regali natalizi anziché consegnarli alle persone care, per tirarli fuori quando ormai della festa si è spenta l’eco e dalla stratosfera precipitiamo alla piattezza grigia e opaca che è la regola.
  Ecco il trucco: immaginate la scena, il 19 gennaio, per esempio in casa X. Suonano alla porta. Si va ad aprire. Chi è? Hanno portato un pacchetto. Ma è il compleanno di qualcuno? No. L’onomastico? No. Qualche festa particolare? No. E allora? Allora niente. Un regalo così e basta. Capite l’effetto che farebbe?
  Non si tratta di creare la sorpresa, ma molto di più: pensate a come diventerebbe bello il mondo se tutti, veramente tutti, facessero lo stesso di voi, se il capitale morale natalizio che oggi si sciala in poche ore, venisse distribuito nel tempo accortamente, così da concimare sei-sette mesi almeno… È solo un artificio, è evidente, ma non potrebbe essere un sistema per tenere accesa a lungo la bontà? Perché di Natale si ha bisogno sempre, non un solo giorno come di non lasciar mai spegnere la voce della campana di cui sopra, che è così utile alla vita.


  * Tratto dal libro “E se poi venisse davvero? Natale in casa Buzzati”    di Lucia Bellaspiga, edito da “ANCORA” (2010), capitolo IX.
  Ringrazio Lucia Bellaspiga, che è stata così gentile da permettermi       di pubblicare il testo integrale nel mio blog.


Umberto Siboni © 2019
tutti i diritti sono riservati


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