I CINQUE PONTI

RAGIONE

L'equilibrio

Breganzona 2018

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  Il contrario di ragione è torto. A volte è sufficiente un nonnulla per passare dall’una all’altro. Questo dimostra come la ragione abbia un limite.
  Non capisco allora perché per molti ragione sia sinonimo di intelligenza. In realtà la ragione ne costituisce solo una parte e non sempre è quella migliore. Con la sola ragione si possono infatti giustificare tutti i mali di questo mondo.
  Nell’azienda in cui lavoravo, questa parola era il cavallo di battaglia dei superiori per giustificare ed imporre qualsiasi scelta, anche la più stupida. Quando ti chiedevano di ragionare, in realtà volevano chiuderti la bocca. Quando anche tutti gli argomenti erano esauriti, l’ultima parola era: «Adesso proviamo, dopo ci pensiamo». Di solito questa frase la pronunciavano in dialetto, così almeno era comprensibile a tutti. Poi, in realtà, nessuno ci pensava a meno che non fosse capitato qualcosa di grave. La morale era che in tutte le strutture piramidali la ragione che nasce dal potere è l’unica capace di tenere in piedi il castello.
  Ricordo una storiella dove un nonno era alle prese con i due nipotini che stavano litigando. Li separò e chiese al primo perché litigasse. Dopo le sue giustificazioni il nonno disse che le sue ragioni erano giuste. Lo chiese anche al secondo e anche a lui ripeté la stessa cosa. I due ripresero a litigare finché il più forte non ebbe il sopravvento.
  Parlando con un collega degli inevitabili conflitti che nascevano sul lavoro, mi disse di aver trovato la regola che metteva a posto tutto: la tolleranza. Lui era tollerante con tutto e con tutti e, a suo parere, questa era la chiave del suo successo sia nel campo privato sia nel campo professionale. Quando gli chiesi in nome di che cosa fosse tollerante, non volle rispondermi. Si capiva che la risposta era solo il quieto vivere e la carriera. Anche lui della tolleranza se ne era fatto una ragione.
  Verrebbe da concludere che la ragione è presente in tutti i settori umani dotati di pensiero. Ogni singolo uomo che pensa, usa della ragione per elaborare e definire la sua conoscenza.
  C’era un altro dirigente nell’azienda che affermava anche pubblicamente: «Solo gli stolti e gli ingenui credono che uno più uno faccia due: può fare anche tre». Frase stolta detta nella circostanza da uno stolto solo per confondere, ma che, paradossalmente, nasconde una grande verità. La ragione, quando è utilizzata per sancire il vero, ha sempre bisogno anche di una verifica.
  In fisica, con la ragione si possono definire tante leggi che però crollano non appena si dimostra il contrario. E così è anche nella vita dell’uomo. È un grosso errore fare della ragione il solo criterio per decidere della vita propria e altrui.
  Un solo esempio vale per tutti ed è quando si è confrontati con le scelte dei propri figli. Imporre la propria ragione e la propria volontà senza una verifica è un delitto. L’equilibrio non si ottiene con la tolleranza o con la violenza, ma solo con la verifica in un confronto costruttivo con l’altro.
  A me piace concludere la storiella dei due nipotini litiganti in questo modo: il nonno invita il nipotino perdente ad esercitare maggiormente la sua ragione per avere più elementi per competere con suo fratello. A quello vincente invece spiega che la sua vittoria non vale nulla, anzi, è una sconfitta: la ragione infatti non ha bisogno di vincere, ma ama solo confrontarsi con la ragione dell’altro: solo così si può crescere insieme.


Umberto Siboni © 2018
tutti i diritti sono riservati


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